giovedì 18 maggio 2023

NEWS - Mese di MAGGIO 2023 - PROPONIAMO N2

 Buongiorno a tutte,per il mese di MAGGIO il secondo appuntamento che vi proponiamo è:

 


Giornata Mondiale della Biodiversità

22 maggio 2023

 

Il 22 maggio si celebra la Giornata mondiale della biodiversità, ossia la totalità di specie viventi che abitano il nostro pianeta, "inquilini" di terra, aria e acqua. Il termine biodiversità, coniato per la prima volta nel 1988 dall'entomologo americano Edward O. Wilson*, deriva dal greco “bios” che significa vita, e dal latino “diversitas” che significa differenza o diversità.

Il Glossario Dinamico ISPRA-CATAP definisce come biodiversità entro un determinato ambiente la varietà di organismi viventi in esso presenti. Si considerano tre distinti livelli di biodiversità:

  • diversità genetica, la somma complessiva degli esseri viventi che abitano il pianeta
  • diversità di specie, che indica l'abbondanza e la diversità tassonomica di specie presenti per la terra
  • diversità di ecosistemi, con cui si indica l'insieme di tutti gli ambienti naturali presenti sul nostro pianeta.

La biodiversità è un’armonia biologica costruita in tre miliardi e mezzo di anni di evoluzione, e alterata in pochi decenni tra cambiamento climatico, consumo di suolo, deforestazione e inquinamento. E il responsabile è parte stessa di questa ricchezza biologica: l’uomo con le sue attività scellerate di sfruttamento eccessivo, inquinamento e perdita di habitat naturali.

Un patrimonio di vita che ci riguarda tutti ed è seriamente in pericolo. Ad oggi gli ecosistemi hanno perso circa il 75% della originaria biodiversità.

La giornata è stata proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2000 per dar seguito all’adozione della Convenzione sulla Diversità Biologica firmata a Nairobi, in Kenya, nel 1992.

L’obiettivo è Tutelare la diversità biologica del Pianeta e l’equilibrio degli ecosistemi contro le minacce sempre più insidiose del cambiamento climatico e dell’inquinamento.

Con la celebrazione di questa giornata si sancisce il diritto di tutti gli esseri viventi ad avere uno spazio in cui sopravvivere secondo le caratteristiche della propria specie. Tuttavia, visti i numeri drammatici dell’estinzione, c’è ancora molto da fare.

Ma quali sono i numeri della biodiversità terrestre?

Si stima che siano circa un milione e settecentomila le specie note, ma molte di più sarebbero quelle ancora ignote.

Tra quelle conosciute, secondo il report del WWF sulla biodiversità, le specie animali sarebbero circa 1.318.000 (di cui 1.265.000 invertebrati e 52.500 vertebrati), 270.000 le specie di piante, 72.000 le specie di funghi e 10.000 quelle di batteri.

Insomma, un tesoro variopinto dai colori, versi, odori e sapori differenti che spazia dalle foreste pluviali agli ambienti aridi, dai ghiacciai ai deserti, passando per praterie e oceani. Ognuno con le sue peculiari forme di vita. Perché solo nella diversità risiede la ricchezza. 

Biodiversità animale

La natura è riuscita, nel corso degli anni, a sviluppare nel regno animale una variabilità genetica incredibilmente vasta. Tutelare la Biodiversità animale significa proteggere le nicchie ecologiche, fare in modo che la natura riesca a percorrere il proprio corso, senza gli ostacoli dell'uomo e dello sviluppo industriale. La crescita e il mantenimento dell’equilibrio ecosistemico del nostro Pianeta si basa soprattutto sulle abitudini alimentari delle specie animali.

Biodiversità vegetale e delle piante

La Biodiversità vegetale è fondamentale per l’equilibrio degli ecosistemi. Tutelarla significa prendersi cura della qualità dell’aria e dell’acqua, della fertilità dei suoli. La biodiversità vegetale, sia nelle piante coltivate sia selvatiche, costituisce la base dell’agricoltura, consentendo la produzione di cibo e contribuendo alla salute e alla nutrizione di tutta la popolazione mondiale. Le risorse genetiche hanno consentito in passato il miglioramento delle specie coltivate e allevate e continueranno a svolgere in futuro questa loro funzione.

Biodiversità marina e terrestre

La biodiversità marina rappresenta la varietà degli esseri viventi che popolano i mari a livello di geni, di specie, di popolazioni e di ecosistemi. Essa si basa su fragili equilibri: dalla sopravvivenza di una singola specie può dipendere il destino di un intero ecosistema. La perdita degli habitat costieri, il surriscaldamento globale e l’attività umana possono alterare l’equilibrio ecosistemico marino. Lo stesso discorso può essere applicato per la biodiversità terrestre, che comprende la ricchezza di vita presente sulla terra rappresentata da piante, animali e microrganismi, i geni che essi contengono, i quali insieme formano i complessi ecosistemi presenti nella biosfera.

Biodiversità agricola

Per Biodiversità agricola si intende la varietà genetica nelle piante che coltiviamo e negli animali che si allevano per il cibo e le fibre. Per tutelarla occorre adottare tecniche agricole sostenibili, capaci di nutrire la popolazione e contemporaneamente proteggere oceani, foreste, praterie e altri ecosistemi che ospitano le diversità biologiche.

Biodiversità umana

La biodiversità arriva a includere anche la diversità culturale umana, comprendente gli aspetti evolutivi e adattativi della specie umana. Quest’ultima può subire effetti negativi dovuti agli stessi fattori che agiscono sulla biodiversità in altri campi.

La conservazione della biodiversità è una preoccupazione comune dell’umanità. La biodiversità è un diritto umano perché da essa dipendono i diritti alla vita, sicurezza, salubrità, cibo, cultura, lavoro.

Quest’anno il tema della Giornata è “Siamo parte della soluzione”. Lo slogan è stato scelto per dare una continuità con il tema scelto l’anno scorso “Le nostre soluzioni sono nella natura”, che serviva a ricordare come la biodiversità sia la risposta a diverse sfide di sviluppo sostenibile.

In che modo la perdita di biodiversità ci riguarda?

Non è solo compassione ed empatia per la perdita di splendidi esemplari come gli orsi polari o gli oranghi. Bensì è questione di sopravvivenza nella nostra casa comune, che è il pianeta Terra. Basti pensare alle conseguenze che genera sulla nostra esistenza il drammatico calo di insetti impollinatori, causato da inquinamento e perdita di habitat.

Si stima che oltre l’80% delle colture che ci forniscono cibo dipendano dal loro lavoro. Dunque, se le api continueranno a diminuire, fra pochi anni dovremo rinunciare ad alimenti come moltissimi frutti e ortaggi.

Nonostante le gravissime conseguenze, ancora poco si sta facendo e le promesse rimangono solo sulla carta.

Tra gli impegni più vincolanti presi dalla governata figura la Strategia europea per la Biodiversità 2030, che ha come scopo la tutela del 30% della superficie di mare e terra del vecchio continente entro quella data. Un obiettivo da 20 miliardi annui per creare una green economy e limitare i danni.

«Agire ora» è il mantra del nuovo presidente, che sta trascinando dietro di sé anche paesi come la Cina, divisi su tutto tranne che sulla necessità di siglare un accordo sul clima.

 

Buona riflessione a tutte!

le sorelle della Commissione Laudato sii

https://www.youtube.com/watch?v=ehXsQtdnRwk 


 

https://youtu.be/pjqJ37SmZeo 


 https://youtu.be/C8LwAC4CSuA

 


 

 

martedì 16 maggio 2023

NEWS - Mese di MAGGIO 2023 - PROPONIAMO N1

  Buongiorno a tutte,per il mese di MAGGIO il primo appuntamento che vi proponiamo è:

 


 

GIORNATA MONDIALE DELLE API 2023

La Giornata Mondiale delle Api si celebra il 20 maggio di ogni anno. Quest’anno, la giornata affronterà il tema dell'impatto che la pandemia ha avuto sull'industria dell'apicoltura. Le api hanno un'importanza unica nella nostra vita quotidiana di noi umani e per gli ecosistemi terrestri.

Perché le api sono così importanti?    Un terzo della produzione alimentare mondiale dipende dalle api. L'impollinazione è un processo necessario per aiutare le colture a crescere. Le api impollinano il 75% di tutte le principali colture globali. Le api sono vitali per creare equilibrio nei rapporti tra esseri umani, piante, animali e ambiente. Le Nazioni Unite affermano che le api sono in via di estinzione e ci sono circa un milione di specie in pericolo. Se dovessero scomparire, non avremmo più frutti da mangiare!

Quando è nata la Giornata Mondiale delle Api?      La Giornata Mondiale delle Api è stata ufficialmente riconosciuta nel 2014. È nata da un'idea di un apicoltore sloveno chiamato Bostjan Noc. Un giorno Noc stava guidando per andare al lavoro e gli venne in mente che non esisteva ancora una giornata dedicata alle api, strano visto la loro importanza per il pianeta! Nel 2017 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso che sarebbe stato il 20 maggio il giorno per celebrare le api. L'apicoltura è un’attività primaria davvero importante in Slovenia, tanto che il motto non ufficiale del paese è "terra dei buoni apicoltori". Si dice anche che il Paese prenda ispirazione nell’etica lavorativa dal modo in cui operano le api mellifere. Inoltre, maggio è uno di quei mesi primaverili in cui la necessità d'impollinazione è al massimo.

Importanza delle Api              Un mondo senza api sarebbe decisamente diverso da quello che conosciamo noi. Da oltre 30 milioni di anni, l’azione di impollinazione svolta dalle api permette la riproduzione di moltissime piante, mantenendo così l’equilibrio degli ecosistemi e preservando la biodiversità. Le api sono quindi fondamentali non solo per la sopravvivenza di moltissime specie vegetali, ma anche per noi. Oltre due terzi delle colture di interesse alimentare sono disponibili grazie all’attività di impollinazione delle api. Questi insetti sono quindi fondamentali non solo per la biodiversità, ma svolgono un ruolo attivo nel ripristino delle aree prossime alla desertificazione e nell’assorbimento diretto e indiretto di anidride carbonica. Questi insetti sono fondamentali per la nostra sopravvivenza e per il benessere del pianeta, eppure, proprio a causa dell’impatto negativo che l’uomo e le attività antropiche hanno sull’ambiente, rischiano di scomparire.


 

Api in pericolo            La sempre maggiore attenzione verso la situazione delle api e degli impollinatori è dovuta non solo al fatto che si è sempre più consapevoli della loro importanza, ma anche ai sempre più grandi pericoli che ne minacciano la sopravvivenza. Le api stanno correndo davvero grandi rischi a causa di pesticidi, malattie e cambiamenti climatici. 10 milioni di alveari scomparsi in 10 anni non sono numeri che possiamo ignorare così facilmente. In appena trenta anni, dal 1980 al 2010, la popolazione mondiale di api e vespe si è ridotta quasi del 40%. La celebrazione della Giornata mondiale delle api si pone quindi diversi obiettivi:

-attirare l’attenzione della popolazione mondiale e dei politici sull’importanza della protezione delle api, 

-ricordare che dipendiamo dalle api e dagli altri impollinatori, 

-proteggere le api e altri impollinatori per contribuire in modo significativo alla soluzione dei problemi legati all’approvvigionamento alimentare globale e per eliminare la fame nei paesi sviluppati,

- fermare la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi e in questo modo contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile

 

Un po’ di storia          La storia delle api ci dice che questi insetti impollinatori vivevano sul nostro pianeta molto prima rispetto all’essere umano. Lo testimonia, ad esempio, il ritrovamento di un’ape all’interno di un blocco di ambra fossile di ben 100 milioni di anni, in una miniera del Myanmar; sarebbe lei l’ape più antica di cui si abbia traccia. Ma la notizia più significativa per la comunità scientifica è stato il ritrovamento, all’interno del fossile, di pollini e parassiti, il che testimonia come il legame tra api e piante fosse già presente in un’era ancora dominata dai dinosauri. Quello che non sappiamo, invece, è quando le api, che si nutrono di nettare e discendono da vespe carnivore, siano diventate “vegetariane”. Non si sa neanche quando l’uomo iniziò ad allevarle: l’unica certezza è che il miele si usa da circa 12 mila anni e che l'apicoltura veniva praticata già ai tempi dell'Antico Egitto, come dimostrerebbero alcune scene raffiguranti la raccolta e la conservazione del miele, rinvenute nel tempio del re della V dinastia Niuserra a Abusir, risalente al 2500-2350 a.C. circa.

Vita delle api  Le api vivono in comunità: è questa la loro caratteristica principale, da sole non sopravvivrebbero. Potremmo definirle “insetti sociali” che vivono solo grazie al gruppo o alla colonia di cui fanno parte. La casa delle api è l’alveare, un nido naturale, un super organismo simile al formicaio che le api solitamente costruiscono sotto i rami o nell’incavo di tronchi. Da non confondere con le arnie per api, un’abitazione artificiale costruita dagli apicoltori per accogliere l’alveare e poi ricavarne il miele prodotto. Ogni colonia è composta da un’unica famiglia:

  • l’ape regina, l’unica in grado di riprodursi e l’unica feconda nell’alveare;
  • le api operaie, che svolgono i compiti necessari alla sopravvivenza quotidiana dell’intera colonia;
  • i fuchi (maschi), necessari per la riproduzione;
  • e la covata, ovvero le larve.

Ma quanto vivono le api?       In genere le api regine vivono 4 o 5 anni; i fuchi, che muoiono subito dopo l’accoppiamento, hanno un ciclo di vita di massimo di 50 giorni; la vita delle api operaie invece può durare dai 30 giorni ai 6 mesi. Il loro compito è trasformare il nettare, di cui si nutrono e che conservano nelle celle dell’alveare, in miele (o pappa reale, cera, propoli) che nel periodo invernale rappresenta la loro unica riserva di cibo.

 


 

Come aiutare le api     Agricoltura intensiva, cambiamenti climatici, parassiti, ma anche la progressiva scomparsa degli habitat, a causa ad esempio del fenomeno della deforestazione, hanno messo in pericolo l’esistenza delle api. Come salvare le api e cosa fare quindi per invertire questa tendenza? Uno dei rimedi sarebbe ad esempio un approccio all’agricoltura più sostenibile: vertical farming, riduzione dell’uso di sostanze chimiche e conseguente ripristino degli habitat naturali sono solo alcune delle attività che permetterebbero alle api di avere un maggiore spazio di azione per la loro attività di impollinazione.  Aiutano anche buone pratiche di "ingegneria ecologica" come piantare siepi o filari ai bordi del campo, per aumentare la presenza di impollinatori selvatici. Ma per rendere queste misure efficaci è importante ridurre contemporaneamente l’utilizzo di insetticidi e fungicidi, per consentire il recupero delle popolazioni di insetti minacciate dalla loro presenza. Non tutti lo sanno ma anche evitare le monocolture può essere un ottimo rimedio: le api hanno bisogno di fioriture continue, mentre le monoculture (ossia la coltivazione di una sola specie o varietà di piante per più anni sullo stesso terreno) forniscono polline solo per brevi periodi, senza considerare poi che in questo tipo di ambienti non crescono altre tipologie di piante, eliminando così la biodiversità necessaria alla sopravvivenza delle api. 

Proteggere le api significa anche conoscere i modi corretti per allontanarle senza ucciderle.

Tra i rimedi naturali più diffusi per allontanarle ci sono ad esempio:

  • il caffè bruciato
  • l’aglio, specie se in polvere e sciolto in acqua, da spruzzare con un erogatore spray;
  • le bucce di cetriolo riposte in un contenitore vuoto e lasciate sui balconi o in terrazza;
  • oli essenziali, come quello all’eucalipto, citronella e lavanda.

Cosa fare invece con un nido d’ape?            Se questo si trova vicino ad ambienti domestici ma non costituisce un pericolo, sarebbe consigliabile lasciarlo al suo posto: al termine della primavera e dell’estate, le api lo abbandoneranno e potrete procedere a rimuoverlo. Se la presenza del nido fosse un problema invece, meglio contattare dei professionisti: ci penseranno loro a spostare l’alveare in un altro posto.

Differenza tra api e vespe.     L’ultimo suggerimento è quello di imparare a distinguere le api dagli altri insetti come vespe o calabroni. L’ape è pelosa, è di colore marrone più o meno scuro, mentre la vespa è nera o marrone scuro e gialla; le api inoltre possono usare il pungiglione una volta sola, poi muoiono, mentre le vespe possono utilizzarlo più volte perché fa parte del loro apparato riproduttivo. Le api si nutrono di nettare o pappa reale, le vespe sono al contrario onnivore e non di rado attaccano gli alveari.

 

Buon approfondimento

le sorelle della Commissione Laudato sii

 https://youtu.be/-Pheel149K4


 

https://youtu.be/YVkWJMX8O7M 


 https://youtu.be/pBZRanf3YxY


 

https://youtu.be/41M9MRFuMJA